Cosa avviene quando perdiamo una dente? Quali conseguenze ci possono essere sul nostro intero organismo?

Nonostante la caratteristica mineralizzazione, l’osso è ben lontano dall’essere un tessuto morto. Al contrario, è sede di un’intensa attività cellulare, tanto che ogni anno circa il 10% della nostra massa ossea viene rinnovata, tramite meccanismi fisiologici di neo-formazione e riassorbimento.

Ciò significa che:

  • Ogni 10 anni lo scheletro viene completamente rinnovato. Ovviamente la bocca non è esente da queste modifiche strutturali. Ma cosa avviene all’osso che “contiene” un dente se quest’ultimo lo perdiamo?
  • Avviene che le cellule responsabili della formazione di matrice ossea rallenteranno progressivamente la loro funzione. Questo perchè non ricevono più stimoli funzionali dovuti alla masticazione e soprattutto perchè non vengono più nutrite dal legamento parodontale del dente (“ammortizzatore” presente tra dente ed osso), quindi l’osso andrà incontro ad un graduale riassorbimento.
  • I denti accanto, non avendo l’appoggio del dente mancante, saranno instabili e nella maggior parte dei casi si inclineranno in direzione dello spazio vuoto lasciato dal dente mancante.

Questo ovviamente può portare ad una serie di “reazioni a catena” che hanno ripercussioni su tutta la nostra occlusione, sul posizionamento della mandibola rispetto alla mascella e naturalmente su muscoli, articolazioni e postura. Ma come è possibile che da un cambio di occlusione possano esserci tante conseguenze?

 

Vediamo di capire questo incredibile meccanismo

Il dente più alto degli altri (perchè ad esempio si è inclinato per la perdita di un dente vicino) rappresenta un contatto prematuro, cioè nell’ultima fase della chiusura della bocca, quando i denti dovrebbero entrare in contatto tutti assieme, abbiamo un dente che tocca prima degli altri. Spesso questa fastidiosa sensazione viene subito percepita dal paziente perchè la sensibilità dei recettori di pressione che si trovano nel parodonto (manicotto ammortizzatore che collega la radice del dente all’osso alveolare) è elevatissima, dell’ordine di pochi milionesimi di millimetro. Il guaio è che dopo qualche giorno ci si abitua a questo precontatto dentale fino a non sentirne più la fastidiosa presenza. Questo apparente benessere diviene in realtà una vera fonte di guai, perchè spesso capita che il corpo per difendersi dal noioso disturbo mette in atto dei meccanismi per evitarlo.

Uno di questi è spostare leggermente la mandibola in modo da non sentire più il dente più alto: è logico che l’intero ingranaggio dentale viene alterato perchè non vi sarà più un dente che tocca come prima, però per il corpo l’importante è che tocchino tutti assieme per non sentire dolore a quello incriminato. Per mettere in atto questo meccanismo di difesa bisogna contrarre i muscoli masticatori in maniera anormale; cioè mentre normalmente chiudendo la bocca i muscoli lavorano tutti assieme con armonia ed equilibrio, in presenza di un precontatto dentale qualche muscolo dovrà contrarsi di più (spasmo e quindi dolore alla testa) e qualche altro di meno in modo da deviare la traiettoria della mandibola.

Ora succede che in rapporto all’entità del problema dentale ed alla sensibilità dell’individuo, per questo squilibrio della muscolatura masticatoria si crea squilibrio anche nei muscoli del collo, cioè quelli che tengono dritta la testa, perchè la mandibola si trova inserita nel sistema osseo e muscolare che determina la posizione della testa rispetto alle spalle.

Allora si avrà che una spalla è leggermente più alta dell’altra (spasmo muscolare quindi dolore al collo) e quindi anche la muscolatura del tronco sarà coinvolta provocando delle curve scoliotiche nella colonna vertebrale (mal di schiena) e di conseguenza una piccola rotazione del bacino per cui un’anca sarà leggermente più alta dell’altra e quindi anche la gamba corrispondente leggermente più corta dell’altra.

Pur di stare in piedi il corpo dovrà a questo punto contrarre diversamente i muscoli delle natiche e delle cosce (sciatica) e delle gambe (dolore ad un ginocchio oppure ad un piede) ed il risultato sarà effettivamente quello di non sentire più il male al dente ma con delle conseguenze a dir poco disastrose per il resto del corpo.

Il dentista dovrà perciò cominciare ad analizzare i problemi dentali in rapporto all’equilibrio intero del corpo.

Tratto dall’articolo di Gian Mario Esposito “I denti possono condizionare la colonna vertebrale” di 30 anni fa, ma oggi più che mai attuale, in un momento storico in cui l l’eccesso di tecnicismo e la frammentazione settoriale della medicina ci ha fatto perdere di vista “l’individuo” nel suo insieme.

 

Per dirla con Nietzche “ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è l’essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti